Pensierino mattutino: ci sono come delle funi, delle catene che legano i nostri sensi al mondo, e quindi noi stessi ai luoghi. Il nostro corpo dopotutto è sordo, cieco, muto ecc… senza la presenza di “pori” (immagine presa dalla tradizione greca antica) che ci connettono al mondo esterno. A volte, coscientemente, pratichiamo strategie per eludere il nostro corpo, mettendo alla soglia di quei pori apparecchi per modificarne la percezione. Sono dispositivi che ci allontanano il nostro aspetto più legato alla nostra natura animale.
La maschera della foto qui sopra veniva usata dai medici del diciasettesimo secolo che curavano gli appestati. Nel becco vi erano le essenze, profumi, per eludere il segnale del pericolo della malattia e quindi della morte.
Ci sarà un rapporto fra questo esempio e l’evoluzione delle tecnologie virtuali che invece muovono verso il potenziamento dell’esperienza sensoriale?
Direi di si. In fondo noi siamo ciechi e sordi verso tutto quello che non abbiamo fisicamente presente. Dopotutto le tecnologie virtuali sono i prolungamenti di quelle “funi” che ci legano alle cose e quindi le “funi” virtuali potenziano quanto meno le possibilità di avere contemporaneamente presenti le cose.