Ci piace guardare, scoprire le cose e andarle a cercare in giro. Guardare produce desiderio. Gli sguardi hanno una caratteristica tattile: come se delle dita invisibili toccassero le cose viste e ne anticipassero un piacere che va conosciuto solo portandoci verso di esse. L’Agosto porta in giro i nostri sguardi e i nostri corpi verso le cose desiderate, verso i posti desiderati. Al ritorno le cose viste si mostrano agli amici (per il tacer di flickr twitpic ecc).
Tra gli sguardi amici c’e’ quello di Roberta che quest’anno ha “toccato” uno dei miei oggetti dei desideri più sensibili: Tokyo e il Giappone.
Ricordo ancora la prima volta che vidi l’edizione integrale di Solaris di Tarkovsky (1972). Scelse Tokyo per rappresentare il futuro già nel 1969 (o giù di lì) al tempo del progetto del film. Non il futuro tecnologico di 2001 (S.Kubrik) ma un futuro “geografico”, che ha a che fare con l’abitare il pianeta.
Per la serie viaggiando con gli occhi degli altri.
Leggo qs tuo post con immenso piacere e anche nostalgia per una città che mi è entrata nella mente e da cui “non si torna più indietro”. Hai mostrato com’era Tokyo nel ’72, quindi puoi immaginare dove sia ora. Un posto emblematico: lo store Prada di Aoyama firmato Herzog & demeuron. Qualcuno potrà dire: ok, ma sono europei. D’accordo, ma tra quanti decenni l’Europa avrà la maturità e l’apertura mentale per fare quello che oggi a Tokyo è realtà? A Tokyo il design fa parte della vita quotidiana, mentre noi giriamo in metropolitana senza aria condizionata e polemizziamo per anni sul ponte di Calatrava a Venezia. La vedo male…
Ho visto Tokyo ma solo attraverso un capolavoro di Ozu, conosci?