“Sempre, di fronte a un’immagine, ci troviamo di fronte al tempo”
Didi-Huberman*
Dopo la pubblicazione delle foto NASA eseguita dalla Gemini nei suoi vari viaggi degli anni ’60, l’immagine del pianeta – la faccia della terra – è stata riconosciuta come una immagine intorno alla quale si sarebbero costruite delle storie. Infatti non è una immagine semplicemente dall’alto ma è lo sguardo dell’uomo che si guarda e si rispecchia riconoscendosi in una moltitudine. Non è una immagine semplicemente tecnologica in quanto satellitare ma è una immagine che riassume in se tutte le tecnologie che alla fine si traducono in visioni o meglio, che traducono visioni. Il pianeta, la sua immagine ci ricorda che è innazitutto … “the ball of being”.
Stewart Brand è stato certamente tra i primi a pensare che l’immagine del pianeta terra potesse diventare un simbolo potente, evocante tutte le nuove strategie adattabili da parte degli individui per abitare il pianeta secondo nuovi modelli. Sicuramente fu il primo ad usarne la potenza visiva per farlo diventare la copertina di una rivista-manifesto “… for people escaping “to the land”. Escaping to the land ha un significato preciso negli stati uniti. Un esempio: gli artisti lasciano le gallerie d’arte e i pennelli… “Instead of using paintbrush to make his art, Robert Morris would like to use a bulldozer”** dirà Robert Smithson nel 1967.
Così come la nuova fotografia di paesaggio comincia a farsi con i satelliti e il nuovo artista non si firma Alinari ma NASA (oggi GoogleEarth).
E’ il 1968 e la foto ripresa dalla Gemini diventa la copertina del Whole Earth Catalogue, rivista simbolo della controcultura americana; ancora il WEC oggi è citato, copiato, ricercato e collezionato ed è un elemento con il quale fare i conti nella comunicazione delle idee e delle nuove tecnologie. Infatti molti lo riconoscono come il modello del World Wide Web.
Non è un caso se Steve Jobs cita Stewart Brand e la sua copertina nel 2005 in un suo celebre discorso alla Stanford University (qui il video da Youtube). Sono cose già viste e queste cose suonano già vecchie ma rivedere oggi il touchscreen dell’ iPhone è un poco come riannodare un filo che corre dagli anni ’60.
Steve Jobs, per primo era un lettore del WEC, un fun. Forse è lo stesso caso che in un certo senso continua a tenere insieme l’immagine del mondo, tutto ciò che contiene e le strategie degli individui abitanti il pianeta.
*Geoges Didi-Huberman, Storia dell’Arte e Anacronismo delle immagini, Bollati Boringhieri, Torino, 2007
** Jeffrey Kastner, Brian Wallis, Land and environmental art, Phaidon, London, 1998