Archives for category: zerogikappa



Fotoracconto della serata


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Ugo Cornia, ha scritto, legge e parla della…


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… Apecar di Luca Pancrazzi che si trova nella sala alla sua destra e dell’opera di…


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… Daniela Comani che pure si trova lì vicino e come l’altra di prima non è vista da chi ascolta… C’è che si alza e le va a ri-conoscere.


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E’ dentro al Museo, Ugo Cornia; lui racconta le opere, tutti lo ascoltano,…


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… mentre lui sta parlando dentro ad un’altra opera della quale non parla ma che usa o dalla quale è usato: Impression di Massimo Bartolini




Ugo Cornia ha svolto il suo compito di “illuminazione” della collezione del museo lavorando su tre opere: l'”apecar” di Luca Pancrazzi il “teatrino” di Eva Marisaldi e il lavoro “Sono stata io, diario” di Daniela Comani. Ha compiuto il suo percorso imponendo delle continue svolte di senso in chi lo seguiva: parlando di alcune caratteristiche dell’opera, focalizzandone alcuni aspetti, ha portato il lettore passo dopopasso ad effetti di sorpresa spostando la lettura da una dimensione poetica a quella narrativa. Ha arricchito la dimensione poetica di ogni singola opera di una dimensione di racconto che gli ha permesso di compiere un lento cammino verso il profondo delle opere. Dall’apecar “Cinghiale”, passando per il “giocattolo” teatrino si è soffermato a lungo sull’opera-diario di Daniela Comani e sulla sua mio-storia contenuta. Citando il George Perec di Pensare/Classificare e la Catalogazione degli animali “Emporio celeste di conoscimenti benevoli” dall’enciclopedia cinese di Jorge Louis Borges, ha condotto il visitatore dentro l’opera di Daniela Comani costruendo dei percorsi basati su espedienti narrativi. L’opera consiste in un diario che riporta alla prima persona singolare avvenimenti della storia dell’uomo. Storia politica, il terrorismo, la conquista dello spazio, ma acnhe fatti di cronaca, accidenti naturali ecc. Allineati a partire dal 1 Gennaio, saltando di anno in secolo, ed essendo stata, re, regina, assassina, vittima, termina con il 31 dicembre dove con la sua fuga come Batista da Cuba “…Finisce così il mio regime”.

In collegamento con: http://www.zerogikappa.it

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Da tempo mi occupo con Maurizio Giuffredi (docente di psicologia dell’arte) e con Fernando Torrente (psicologo non-vedente) di progetti, di natura sperimentale, che intendono dilatare e diversificare le possibilità di accesso al museo, esplorando ambiti inventivi e discorsivi comuni a vedenti e non vedenti. Dal 27 novembre 2008 al 15 gennaio 2009, ci sarà un ciclo di sette serate-incontro che sonderanno quegli aspetti degli ambienti e delle collezioni del MAMbo percepibili anche senza l’uso della vista. Il MAMbo è il Museo d’arte moderna di Bologna che ospita questo evento con il supporto economico della fondazione Unicredit e il competente supporto critico e organizzativo della conservatrice Uliana Zanetti e tutto lo staff del museo (in testa a tutti il direttore Gianfranco Maraniello che ringrazio).
Il progetto, intitolato “Collezioni mai viste” si avvale della partecipazione di sette autori, uno per ciascuna serata, provenienti da diversi ambiti creativi, che proporranno interventi appositamente ideati o rielaborati per l’occasione:

27 novembre 08 … Paolo Nori, scrittore,
4 dicembre 08 … Ottonella Mocellin/Nicola Pellegrini, artisti,
11 dicembre 08 … Ugo Cornia, scrittore,
18 dicembre 08 … Salvatore Sciarrino / Lost Cloud Quartet concerto
23 dicembre 08 … Carlo Cialdo Capelli, installazione musicale
8 gennaio 09 … Giacomo Verde, performance
15 gennaio 09 … Stefano Bartezzaghi, enigmista.

Il MAMbo si propone come uno spazio di incontro e di scambio; i sette autori sono stati invitati a raccontare il museo e le collezioni utilizzando le loro parole, la loro sensibilità, lasciandosi ispirare dalle collezioni stesse interpretate come muse: ogni autore offrirà la sua esperienza del luogo e della collezione attraverso interpretazioni originali che non presupporranno la visione diretta delle opere, pur accogliendo il pubblico nelle sale espositive. E’ comunque una ricerca di un piacere: di conoscere e di incontrare
Questi incontri permetteranno di concentrare l’attenzione sul lato non-visivo dell’arte, che dalle avanguardie a oggi ha assunto un’autonomia sempre maggiore e che, talvolta, si manifesta in modo esclusivo. Lo sviluppo di una specifica abilità, allo stesso tempo corporea e mentale, che alcune opere richiedono, permette di ritrovare un sapere e un sentire extravisivi che hanno fatto parte del nostro passato più lontano e che il primato pervasivo di una vista intesa come strumento unico di conoscenza ci ha portato a smarrire.