Quando passa attraverso le nostre labbra il Tao è limpido e senza sapore
LAO ZI
Il Tao dell’uomo retto è insapore ma non stanca.
ZHONG YONG
Passare un’ora a parlare di amici immaginari, bevendo Champagne e fumando Avana con Liu, Monica e Deneb.
Mi ricordo un libro bellissimo: Elogio dell’insapore di Francoise Jullien. Parla del cibo, dell’insapore e della Cina, in una chiave particolare. Ripensandoci ci sono dei discorsi dentro quelle pagine, che possono essere riletti per SL; ci sono delle chiavi di lettura che possono fare un poco di luce su tanta seduzione in cose assurde come fare “aperitivi” o comunque gironzolare lì dentro.
Parafrasandolo per Second Life: il paesaggio del paradosso.
Andare incontro all’insipidezza, e all’insapore per raggiungere un centro che si mostra sensibile, l’ipotesi. Attraverso la condivisione di una esperienza (con gli altri avatar) attraverso il suono, la visione e i discorsi questo paesaggio dell’insapore diventa esperienza sensibile. E’ la dimensione immersiva che fa cambiare di segno l”insapore” di questa esperienza. Per chi non conosce come funzionano le pose non sarà immediato capire quanto dico ora: bere a ripetizione bicchieri di champagne, reiterare il gesto è il segno di una ripetizione che insiste su una debolezza del sapore, sulla sua mancanza. Ma questa reiterazione ha la capacità di creare una situazione sensibile per chi la vive in quel momento attraverso il proprio avatar. E’ un piccolo gesto, ripetuto, che contiene in se tutte le qualità del gesto reale. Una prova: avete mai animato l’avatar di qualcun altro? Non è la stessa cosa che muovere il proprio. Allora qualcosa accade dentro la nostra sensibilità, dopotutto. L’esperienza dell’insapore, della reiterazione di gesti sciapi, tende a portarci al centro del nostro avatar.
Ecco come scrivere qualcosa di poetico su una serata che sembrava essere una riunione di alcolisti un po’ debosciati (almeno, io mi sentivo proprio così) 😛
Grazie per avermi fatto scoprire un lato profondo del mio abbrutimento virtuale.
E grazie per la bella compagnia 🙂
Grazie a te e a Liu e a Deneb che insieme mi avete suggerito questo post 🙂
Molto interessante il ragionamento. Davvero. E’ vero poi la ripetizione rituale quasi del gesto come modo per riempire un significante di significato, dare sapore dove non ci sarebbe. Eh sì. Forse a monte ci sta anche il fatto che la cognizione è azione incarnata e che noi per fare esperienza in sl dobbiamo “sentire” il nostro avatar. E non scordiamo la dimensione ludica, ha ragione Monica, dell’altra sera (e di altre sere), che resta un elemento cruciale anche per l’osservazione e la costruzione di nuove relazioni.
Credo che questo sia un esempio corretto di come “guardare” SL.
Così come ti suggerivo, nel tuo ultimo post, di trovare un modo diverso di guardare la produzione artistica di SL che se paragonata a quella di RL (della quale ne prende forma e direi anche i contenuti) è, spesso, primitiva nei suoi obiettivi.