Roadmap 2007, estate
Dopotutto l’unico modo di imparare veramente la geografia è percorrerla fisicamente, con i piedi, con gli occhi, con i sensi, oltre che sui libri o sul web. E’ quello che esortava a fare Elisée Reclus, riscoperto geografo francese dell’ottocento del quale mi occuperò poi.
Per conoscere è necessario vedere di persona. Così questa estate sono partito per farmi un’idea più precisa su alcuni temi legati al mondo contemporaneo e al suo rapporto con gli oggetti e la sua storia. Voleva esser un viaggio fatto con i sensi prima di essere un viaggio di cultura. Un viaggio di riflessione sulle cose che nel tempo ho anche io accumulato e che sono espressione di un tempo e uno spazio molto allargato.
Qui mi ricollego anche a un post scritto da Giovanni che parla di queste cose legate a noi e al nostro contemporaneo e più in generale a molte cose di Roberta.
taccuino di viaggio 2007, estate
taccuino di viaggio 2007, estate
La domanda di partenza era: come raccontare il mondo contemporaneo attraverso i suoi oggetti? Questo si portava dietro tante altre domande quali ad esempio come il contemporaneo guarda gli oggetti del suo passato. In particolare, le collezioni antropologiche: come contestualizzarle oggi al di fuori di una dimensione enciclopedica, scientifica, per farla rientrare in una dimensione più ampia che individua l’oggetto, chi lo ha prodotto, per quale motivo lo ha prodotto, chi lo ha “raccolto”, dove si trova ora, chi lo guarderà e a quale scopo… Ci sono considerazioni sulla natura stessa degli oggetti esposti e il loro ruolo all’interno delle società. Ad esempio, come confrontare cose simili, per soggetto, come la riproduzione di una vacca in periodo celtico o una mucca in plastica, ad esempio, della Playmobil? La prima, del 700 a.c. è frutto di una abilità manuale di una sola persona che non esiste più. E’ deperibile e insostituibile, senza un valore economico per la sua singolarità. Se la si vuole vedere dal vero si deve andare al British Museum. La seconda è il frutto del genio di tante persone organizzate all’interno di un processo produttivo. Ha un prezzo, che si può aggirare intorno a pochi euro. La si può trovare in tutti i negozi di giocattoli. Come raccontare questa caratteristica del contemporaneo? E cioè di avere costruito un nuovo modo di guardare le cose mettendo in relazione cose molto distanti tra loro ma che appartengono comunque ad una idea di “meraviglia” condivisa. Come esporre tutto questo? Di questo si occupa per primo il Musée d’Ethnologie de Neuchatel. Lavorando da tempo sul modello della Wunderkammer, ibrida la collezione storica del museo con oggetti contemporanei per cortocircuitare i sensi delle cose, per arrivare più direttamente al contenuto delle tesi esposte.
La roadmap ha poi condotto al Quai Branly di Parigi, che ha ridisposto in modo completamente rinnovato le collezioni del Musée de l’Homme presentando non più solo oggetti d’uso provenienti da un altrove ma rendendoli presenti e contemporanei come nostri oggetti del desiderio. A Marsiglia l’incontro con due modi differenti di racontare l’etnologia: il MAAOA – ossia Musée des Arts Africains, Océaniens, Améridiens – che pone l’attenzione sulle collezioni storiche Marsigliesi, e il MuCEM, la naturale evoluzione di una serie di istituzioni francesi nazionali che si occupano di raccogliere e documentare la civiltà del mediterraneo partendo dalla Francia. A chiusura di questo giro c’è stata la visione della mostra Artempo a Palazzo Fortuny. La natura temporanea della mostra e la speciale location hanno permesso di esporre con maggiore chiarezza i temi contemporanei di una museologia contemporanea che guarda gli oggetti d’arte in genere non più e solo con la gelosia della tradizione. La dimensione del collezionismo e del collezionista (Fortuny) diventano la chiave di lettura per una dimensione nella quale il tempo è artefice dell’arte.
Sarò antiquato, e sulle pagine di questo blog ancora di più, ma percorrere il mondo fisicamente mi sembra davvero l’unico modo per imparare, per toccare le cose, per sentirne gli odori, per vederne le luci.
Questo taccuino di viaggio mi piace davvero!
Giustamente mi fa notare, sottotraccia, che parlo spesso di mondi virtuali. Mi interessa parlarne in relazione ad una corporeità rimossa/comunque presente e non ad una tecnologia. Dopotutto anche second life, per conoscerlo, va affrontato “camminandoci” dentro.
ho sempre avuto problemi con la geografia, e percorrere lo spazio, vederlo, è l’unico modo che ho per capire dove stanno i luoghi e come sono fatti. e per ricordarli. per portarli dentro, e quindi renderli finalmente reali.
il viaggio di quest’estate, faticoso come se l’avessimo fatto a piedi davvero, ha prodotto moltissime sollecitazioni e idee, tanto che ancora ho una bozza di post in attesa di essere completata (da agosto 2007! che frana).
così come mettere vicini oggetti distanti tra loro produce connessioni e idee inaudite, sorprendenti, così vedere uno dopo l’altro “collezioni di oggetti” e “modi di mettere insieme oggetti” tanto diversi tra loro ha prodotto molte idee, per ora ancora molto confuse, per quel che mi riguarda. ma è questione di tempo 🙂
ciao, sono un studente a brera, e prima non avevo maipensato di trovarmi in ques’accademia da tre anni, e neanchè di osare achiamarmi un’artista, ma adesso quel che so, che le 0dee nascono dal utero del nostro inconscio, appena non hanno compiuto i loro 9 mesi, non esiste una forma predefinita, su cui misuriamo o valutiamo le nostre idee, semplicemente perchè sono nostre.
l’invisibile è momentaneamente invisibile finchè non si compiono i 9 mesi , finche le condizioni non saranno pronti per esserlo, e cosi diventa visibile, dobbiamo aver l’immaginazione perchè solo li esiste la realtà prima di nascere e diventa visibile concreta
[…] Resistenza , luoghi di memoria , mito , oggetti , politica Nei mesi scorsi abbiamo visitato diversi musei etnografici e antropologici, per lavoro e per diletto, tra Italia, Francia e Svizzera. Tra questi, il Quai Brainly di Parigi è […]
[…] – lezione di visione 001virtual hallucinations project. sentire voci. second life e la schizofreniaraccontare il contemporaneo. guardare le cose”organizzare la visibilità del mondo”. bourbaki panorama, luzernchi sa cosa vuol dire essere un […]