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Stuttgart, 1926. Relief halftone. National Library of Medicine. Disegno di Fritz Kahn (1888-1968)

Ha ragione Laura, quando sulle pagine del suo blog scrive della convergenza di attenzioni sul corpo sotto più punti di vista. Vorrei richiamare anche un post di Fausto Torpedine, che apparentemente non c’entra, ma quando dice che ogni bambino nuovo che nasce dovrebbe venire fornito di un taccuino, non riesco a non pensare a quel taccuino come fosse la sua pelle che registra memorie di ciò che gli accade intorno.
Fausto Torpedine nella vita scrive e su quel taccuino vuole lasciare tracce da leggere.
Laura vede il corpo come una antenna, uno schermo, trasmittente e ricevenete allo stesso tempo che “media” l’immaginario e tiene unito, con i suoi invisibili fili, il mondo.Personalmente vedo il corpo come quel “territorio” di noi stessi che non può essere dato a prescindere, nella vita reale e nelle vite virtuali: se noi siamo è merito suo. Anche nel più completo autismo il corpo è il luogo geometrico, psichico, amministrativo, letterario, biologico, fisiologico e reclama desideri ed è effetto di piaceri. Mai e poi mai ce lo toglieremo di dosso (senza pena). Il corpo, deformato o virtuale, è sempre lì a provocare qualcosa.
Quando se ne parla esplicitamente, nella letteratura, a teatro come in second life, quando compare la parola corpo è sempre per portare scandalo. La lingua batte dove il dente duole. Quando si mostra, si esibisce, ostenta le sue parti, e anche quando viene sottoposto a censura, è sempre per provocare: il corpo parla per far parlare.

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