Bruno Munari
Prendo spunto da un post di Mario Gerosa e dal suo invito a ragionare e a sperimentare lo “spazio fuori sincrono”. Sulla possibilità di costruire spazi “irresponsive”, che reagiscono in modo inatteso alle sollecitazioni del corpo avatar.
Mi piace molto questo invito. E’ una dimensione che mette in moto energie, attenzioni, reazioni. Il fuori sincrono lavora con l’inatteso e come le migliori battute del cinema (come insegna Woody Allen) produce effetti su di noi in quanto ti prende di sorpresa, come una nevrotica soavità. Come la ricerca di “sincronicità” che mette in scena Munari nell’immagine: la ricerca di una difficile coincidenza tra il proprio corpo e il corpo-spazio della poltrona.
Lo spazio del fuori sincrono invita ad essere riempito: da una risata, da un grido di stupore o da un senso di fastidio.
Ricordo ancora una lezione di Werner Herzog all’università, dopo la proiezione del suo film Fata Morgana: c’e’ una intera sezione fuori sincrono e citando il mondo del video clip disse che l’assoluta sincronicità delle immagini con la musica rappresenta la morte della visione.
cosa aspettiamo a stilare un manifesto dell’architettura asincronica? poi partiamo da SL per approdare al mondo vero.
a me, che sono semplice, ricorda la ricerca, semore di Munari, sulle forchette. Forme della genialità
semore stava per sempre
Interessante il post e la proposta di Mario Gerosa.
Aspetto il manifesto.
Lo sa il commentare che si firma LGEMINI che il suo nickname è l’anagramma di GELMINI. Un semplice doppio senso o un nome in asincrono?
Salvatore D’Agostino
concordo sulla genialità di Munari. la novità è che con i mondi in 3D si può andare oltre il senso di difficoltà ad interagire con gli oggetti suggerito da Munari e portare avanti ricerche sullo spazio care per esempio ai pittori cubisti. Con i mondi virtuali in particolare posso intrecciare gli spazi con quelli del corpo dell’avatar. La novità è questa: per come la vedo io, l’architettura asincronica è strettamente legata al rapporto col corpo, che interagisce con lo spazio ma non riesce a seguire il suo stesso ritmo, le sue stesse modularità. Gli spazi diventano tutt’uno (seppur in modo sincopato, in contro tempo) si scompongono e si ricombinano con il corpo, cosa che finora non si poteva fare.
concetti complicati per me. mi piace l’omino di munari con delle scarpe elegantissime…scusate la banalità dell’intervento.
cercavo noosfera per un aggancio possibilistico all’inconscio elettrico. mi interessa sapere di metafisica del virtuale e di un’antropologia teatrale in ambiente digitale. mi piace desiderare l’idea di un s-oggetto avatar che stacca il soggetto\oggetto del corpo temporale. il jazz del quasi aderire del corpo al flusso digitale è un sentire spezzato. il frutto della logica occidentale binaria uno zero che ridiventa flusso ad-edipico pre-anologico. insomma sì, l’inconscio elettrico.
@leo interessantissimo leo, ci vediamo sul tuo blog