Cosa avrebbe fatto Munari per spiegare agli adulti cosa è second Life? Come lo avrebbe raccontato?
In generale il digitale – in particolare second life – non viene mai raccontato correttamente, per quello che è. Ci sono storture più o meno intenzionali. Anche chi ci mette la sua buona volontà si sofferma su particolare che non rappresentano ciò che accade al suo interno. C’e’ come una pellicola traslucida – meglio ancora, opaca – che non riesce a collegare la civilizzazione in corso del digitale a quella “tradizionale”. Forse è colpa nostra: manca un linguaggio semplice come quello dei gesti per fare capire cosa si fa in-world? Troppi trattati che richiedono conoscenze? Troppo di nicchia le cose che ci sono? E chi è in questo caso il normodotato? Chi sta dentro e non è capito o chi sta fuori e non capisce? MA anche nel mondo non ci sono definizione univoche. Nella mostra fiorentina, lo dicevo, abbiamo cercato ponti tra le due realtà (quella seconda dei noi-avatar e la prima di tutti i viventi) – sottolineo realtà (mi spiego: le entrambe realtà). Il centro non è l’artista ma la dimensione sociale dell’arte. Anche in quel caso la comunicazione intorno all’evento si è attorcigliata talvolta nel tentare di non-capire cose semplici per mantenere le differenze di opinioni tra chi si occupa di rete e di arte piuttosto che cercare di stringere conclusioni capaci di portare in avanti il discorso. Il tema centrale di second life sembra essere diventato l’Arte quando invece è molto più articolata e attraversa molti elementi dove la creatività, l’immaginazione si esprimono in tante altre forme.
Sono pensieri che mi sono nati guardando il servizio al TG1 segnalato su UQBAR da Roxelo Babenko e da Roberta su Twitter. Un servizio corretto, semplice semplice forse troppo.
Questo servizio semplice ha prodotto un effetto straordinario fra alcune persone della comunità artistica di Seond Life. E’ la prima volta che in TV si parla di Second Life con riferimento all’arte e non alle case da gioco o ai postriboli. Un servizio semplice , ma serio. Nella chat di gruppo del museo , si è sviluppata una discussione appassionata sul senso di quello che facciamo in World e che forse non è così virtuale come alcuni credono.
@roxelo è vero quello che dici. E sono contento che sia stato visto positivamente da molti. Infatti il servizio, come ho scritto, è molto corretto. Cercavo di capire come da questo si può procedere verso una comunicazione più articolata e più precisa ancora. E’ una critica semmai al nostro mondo che forse deve trovare modi di comunicare all’esterno e non restarsene chiuso in se stesso. Ovviamente è solo un pensiero che mi è nato guardando il TG ma che ha radici ancora più profonde nella mia esperienza di SL.
Corretto? Magari fosse stato corretto con del Brandy…forse si sarebbero ottenuti risultati migliori…
Un servizio INUTILE, invece. Inutile per la funzione che un servizio di un telegiornale dovrebbe svolgere: far capire qualcosina.
Il normodotato sono di certo io se tutti hanno capito quello che il TG1 ha detto: io non ho capito assolutamente NULLA. E’ la cosa mi preoccupa: è un anno e mezzo che ho un avatar…forse è davvero ora che lo cancelli da SL…
Per i Post-eri questa è la trascrizione integrale del servizio:
“””””Un mondo virtuale con personaggi virtuali alcuni dei quali producono arte virtuale, ma non troppo.
Le opere inventate su Second Life possono essere acquistate anche nel mondo reale con quotazioni fino a 7000 euro.
Succede, ad esempio, nella galleria più trendy di Chicago ma la moda si va rapidamente diffondendo in Europa, Italia compresa.
A Firenze ecco una mostra dove la creatività del futuro dialoga con gli antichi reperti antropologici del Museo di Storia Naturale.
Il mondo parallelo di Second Life è popolato dagli avatar creature che hanno nome ed aspetto fisico inventati.
Anche gli artisti sono conosciuti attraverso il loro avatar ecco quello di uno dei più noti il francese Moya e non sapremo mai chi siano nella realtà.
Mirko Lalli: “Persone che nella vita reale sarebbero dei perfetti sconosciuti o persone normalissime si rivelano degli estrosi incredibili in questo mondo virtuale”.
E il Comune di Roma lancia l’iniziativa “I Musei entrano in Second Life” con mostre reali riallestite nel regno virtuale.
Ad ognuno il suo avatar, insomma, anche nel mondo dell’arte.”””””
ahahaahahh NON SAPREMO MAI CHI SIANO NELLA REALTA’: MOYA WHO?
siamo di nuovo a parlarne!
second life ha certamente una dimensione sociale, di cui anche quella creativa prima e artstica poi; ma è sopratutto una esperienza dimensionale, i contenuti in essa racchiusi e quelli potenziali a divenire, hanno bisogno di un mondo formale adatto ai tempi che viviamo di cui sl ne è un tutt’uno, procedere attraverso la “comunicazione” di tutto ciò, come molti di voi sanno, per me non è sufficente, penso che interazione e immersività siano elementi imprescindibili, sopratutto per chi ha una estensione del suo “fare” in sl. Raccontare tutto cio si può, ma forse ora è piu importante mapparlo o tracciarlo anche al di la di sequenze filologiche e political correct,
(troveremo cosi che la percezione emozionale orienta quella “sociale” e sblocca il funzionalismo di quella concettuale).
trovo inoltre questo un bel momento per sl, anche in un periodo di crisi non solo economica, è un bel posto dove stare, e dove provare a fare, è uno dei luoghi dove il mondo sta cercando chiavi per interpretare il suo tempo.
spero di ritrovarvi tutti!
arco
@neupaul grazie tantissimo del tuo lavoro di sbobinatura. La correttezza sta nel non aver dipinto come sempre questo ambiente come luogo di mostri disadattati; diciamo, forse, che Politically correct suonerebbe meglio.
Ok per il politically correct. Passi. Vorrei solo avere un centesimo dell’ottimismo di Arco secondo il quale la percezione emozionale orienta quella “sociale” e sblocca il funzionalismo di quella concettuale. Speriamo che abbia ragione…Preghiamo.
Comunque aveva davvero ragione GLF:
“Non so dei vostri buoni propositi
perchè non mi riguardano
esiste una sconfitta
pari al venire corroso
che non ho scelto io
ma è dell’epoca in cui vivo
la morte è insopportabile
per chi non riesce a vivere
la morte è insopportabile
per chi non deve vivere
lode a Mishima e a Majakovskij
tu devi scomparire
anche se non ne hai voglia
e puoi contare solo su di te”
Se su marte o su andromeda 16 il locale tg facesse un servizio sulla terra, non sarebbe un po’ uguale? Prenderebbero qualche aspetto che puo’ colpire l’immaginario marziano, o andromedesco, ad esempio che sulla terra un sacco di gente va pazza per gli hamburger, ci aggiungerebebro una spruzzatina di esostismo (gli hamburger sono molto trendy su venere, ma anche da noi stanno prendendo piede), et voilà. E noi diremmo: ma no, non potete semplificare così, certo che ci sono gli hamburger, ma non ci sono solo quelli e poi fanno parte di qualcosa di molto più complesso, la cultura americana del fast food sapete?… dovreste venire qui a vivere e capireste!
Dovreste venire qui a vivere, appunto: sl è un’esperienza di vita, è impossibile che chi la racconta giornalisticamente da fuori ne abbia la visione sfaccettata di chi sta dentro.
Intanto, quoto Roxelo, il servizio parla d’arte e non di escort. E’ solo uno dei tanti piccoli segnali di un riemergere dell’interesse nei confronti del “nostro” mondo, e la novità è che, semplificando quanto vi pare, si parla comunque delle cose che noi stiamo (o meglio voi state 🙂 facendo.
@AdriRips aka Ginevra
lode a Mishima e a Majakovskij e a Ginevra Lancaster!
@adriRips la cosa che dico io è un’altra.
Non ho criticato il servizio del TG… ho pure detto è corretto per non porre l’attenzione su quello.
I TG e la televisione mi preoccupano molto di più sui temi del sociale e della politica. Non per come annunciano la recessione ma per come ne spostano i significati e le responsabilità. Tremo ad ogni servizio giornalistico non certo per SL ma per cose molto più serie.
Per quanto riguarda Roxelo nulla da dire anzi e ho già scritto.
Analizzo piuttosto il nostro modo di porci verso l’esterno. Non mi interessa la qualità della carta stampata o della tv, ma la qualità della nostra PROPOSTA.
A meno che non vogliamo dire quanto siamo bravi ad ogni costo.
@arco rosca
Il tuo lavoro lo stimo molto anche perchè io non avrei la forza di farlo: lavoro su altri temi.
Usando la metafora da Venere di Adriana io sono per il COSMONAUTA: quello che dalla terra va su Venere per farsi capire. Non mi interssa stare chiuso nella nicchia. Tutto il mio lavoro da architetto parla di quello: di spostare contenuti da una parte all’altra per costruire senso.
E per concludere: per fortuna se ne parla. Significa che c’e’ qualcosa da dire ( e qualcuno con il quale parlare)
D’accordo Fabio ma il nostro “modo di porci all’esterno” dipende (credo sia lapalissiano) anche dalla nostra percezione di quello che definiamo esterno. E sono mesi che lo ripeto nel vuoto quasi assoluto. Siamo noi che creiamo il gap più di quanto faccia l”esterno”. Siamo noi che ancora una volta dimostriamo di essere più degli hooligans che urlano vedono scritto sul tabellone GOOOOL senza capire cosa stia succedendo davvero (vedi chat di gruppo citate). Il problema è nostro anche se siamo bravissimi a spostarlo sempre verso l'”esterno” cattivo che ce l’ha con noi (e che su questi presupposti fa benissimo ad avercela con noi).
Al prossimo servizio magari contro SL così organizziamo qualche manifestazione di protesta :-)))
Qui non si parla dell’esterno che ce l’ha con noi, non è questo il tema. L’ultimo servizio TV su Second Life, quello del 2007, poneva l’attenzione esclusivamente su alcuni aspetti di questo mondo. L’ultimo articolo di stampa, di una settimana fa, riportava la storia di un divorzio causato da SL. Episodi negativi, di destruzione più che di costruzione di qualcosa. Per non parlare dell’articolo di Repubblica che dà SL quasi per spacciata, a voler leggere fra le righe. Mi è sembrato di segno positivo, il servizio del tg1 di Domenica e mi ha fatto piacere sentire parlare di Sl in termini gioiosi. Quello che affronta Neupaul è un altro discorso. Come si pongono i residenti nei confronti dell’esterno. C’è da fare una differenza, fra chi è già uscito all’esterno portando fuori il proprio lavoro o il proprio progetto e chi invece ancora non ha avuto questa possibilità.
In ogni modo, la tensione-timore di chi sta dentro e vorrebbe uscire ma vede l’esterno non accogliere, anzi a volte respingere questi impulsi, è positiva, è una forma di difesa strenua del lavoro che sta facendo e del pensiero che c’è dietro. Tutta l’arte è stata contemporanea, proprio come questa dei nostri giorni! Non tutti sono artisti in Sl , come non tutti son artisti in RL. Basta con questa distinzione, in un’epoca in cui l’arte è globale. Io direi che è il momento di andare oltre.
Tanto le cose accadranno in bene o in male, nonostante le polemiche. Io ritengo che tutto il lavoro fatto e che si sta facendo dentro Sl e fuori è importantissimo. Anche i diversi punti di vista sono rilevanti, basta che si tenda tutti verso una direzione, che non deve essere quella di puntare il dito a tutti i costi contro quel modo di fare o contro l’altro. La sintesi secondo me è quella di puntare sul fare e sul fare bene, puntare sui progetti che abbiano valenza dentro e fuori SL. Questa è ormai la sfida! Superiamo questa visione di contrapposizione SL -RL, non esiste! Esiste un modo di affrontare il fare.
E’ ammirevole Roxelo Babenco. E’ la Perry Mason di Second Life. Comunque nella sua appassionata arringa difensiva, la Perry 2.0 del Metaverso, finisce per concordare con l’accusa nel momento in cui asserisce “In ogni modo, la tensione-timore di chi sta dentro e vorrebbe uscire ma vede l’esterno non accogliere, anzi a volte respingere questi impulsi, è positiva, è una forma di difesa strenua del lavoro che sta facendo e del pensiero che c’è dietro”. Il problema della “percezione dell’Esterno”, dunque, pare assolutamente condiviso anche dalla difesa. Appurato ciò, ci si deve chiedere perchè ci sia un bisogno di difesa strenua del lavoro che si sta facendo: se fosse qualcosa di valido avrebbe bisogno di avvocati difensori?
Singolare. poi, appare la considerazione che siano necessari diversi punti di vista (conditio sine qua non per qualsivoglia “progresso”) PERO’ accompagnata dall’auspicio che possano tendere tutti in un unica direzione (già determinata? e da chi se è lecito chiedere? e, in ultimo, non si tratta di una contraddizione in termini?).
Si il problema è il “fare” ma questo non può assumersi svincolato dal “pensare”.
Questo è ciò che manca dentro Second Life dove si è creata una piccola elite di intelletuali seguiti acriticamente (per mancanza di capacità critica) da frotte di utenti capaci solo di dirsi “bravo” l’uno con l’altro.