Archives for category: nuclear tourism

Trailer del film Tremors.
Nel deserto americano può accadere di tutto; l’ho già scritto qui. Ho citato alcuni artisti e alcuni eventi. Tra le altre cose è noto che nel mezzo del deserto del Nevada venissero fatti esperimenti nucleari.
Questo è un luogo sensibile per eccellenza, sotto tutti gli aspetti: artistici, politici, sociali… in una parola sola geografici intendendo per geografia tutto ciò che lascia segno all’interno di un luogo.
Tra il 1951 e il 1963 eseguirono precisamente “106 esperimenti nucleari (deflagrazioni) nel poligono di tiro del Nevada, a 100 chilometri circa da Las Vegas. In genere, la ricaduta radioattiva di sostanze nocive da quelle detonazioni interessò le aree a est e nord-est del poligono (…). In seguito al trattato per la messa al bando dei test atomici, stipulato tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, sono stati trasferiti nel sottosuolo, diventando così invisibili ma più frequenti: da quel momento fino al 1992 gli stati uniti hanno effettuato altri 723 test sotterranei”*. Così scrive Micheal Light nel suo volume 100 SUNS, lavoro che raccoglie le immagini di archivio nei siti ufficiali degli Stati Uniti.
Un pensiero nasce spontaneo: strano destino per una nazione che per difendersi da una minaccia esterna si colpisce ripetutamente (in ambiente relativamente controllato).
Ancora oggi si possono vedere i crateri delle esplosioni viaggiando sulla superficie di Google Earth. Il più famoso di tutti è il Sedan crater.

Il film Tremors è la storia di un piccolissimo villaggio di poche anime, Perfection, che si trova a dover combattere i Graboid, vermoni mutanti frutto delle radiazioni dovute agli esperimenti sotterranei (come viene accennato da Phil e Ward, i due protagonisti del film). Questo film avrà diversi sequel e gli stessi vermoni assumeranno altre forme (dallo Shrieker all’ Ass-Blaster). Negli stati uniti esiste anche lo spin-off televisivo.

Immagine dal satellite del Nevada presa qui

Michael Light, 100 SUNS, Johnathan Cape, 2003
edizione italiana: Micheal Light, 100 SOLI, Contrasto, 2003

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Sottotitolo: Burning Man e Atomic Girl.

Adoro le coincidenze.

Oggi 27 settembre ha inizio Burning Life (versione di Second Life di Burning Man, un interessante evento dove parteciperanno anche due amici (Solkide Auer e Shellina Winkler). Per vederlo si deve andare qui. In bocca al lupo.

Oggi 27 settembre leggo sull’ultimo numero di Internazionale un interessantissimo articolo sul turismo nucleare: Trinity site e Los Alamos (New Messico), i luoghi dell’esplosione e della produzione della prima bomba atomica.

Burning Man è un fenomeno temporaneo che ha molto a che vedere con la natura stessa di Second Life. E’ il prodotto di una istant city (Black Rock City) che si costruisce per manifestare “an act of spontaneus self-expression” che culmina con il rituale grande incendio della scultura Burning Man, una immensa scultura che si eleva in verticale sull’orizzonte desertico del Nevada.

Quello del turismo nucleare (per il nuclear trail si veda il Bureau of nuclear tourism) è un tema che da tempo seguo e per il quale ho raccolto molto materiale (libri, articoli, film, ecc. ) E’ anche uno dei motivi per cui questo blog si chiama “luoghisensibili”.
La storia della bomba e dei deserti va di pari passo e ci mostrano come i deserti sono il luogo del paradosso.
Ma lo sono anche una certa storia dell’arte: l’evento Burningman sopra descritto e i lavori degli artisti Robert Smithson (Spiral jetty) e Michel Heizer i quali hanno usato il deserto per pensare una nuova forma di arte: la land-art. E’ anche il luogo di Project Simnuke, e del progetto di Richard Misrach Bravo 20.

Non a caso tutti ambientati nel Nevada (o molto vicino).

Siamo abituati a pensare il deserto come il luogo dove il sublime si esprime attraverso il vuoto, dove la perfezione della natura incontaminata è pensata in una forma visiva originaria, incorporata in uno sguardo ancora vergine. Ma un viaggio attraverso il deserto ci mostra l’esatto contrario: nel deserto vi si nasconde e vi si espone di tutto. E’ un luogo allo stesso tempo idealizzato, eletto a luogo del sublime e luogo maltrattato, devastato, occultato.
Così si può partecipare ad un evento unico nel suo genere l’evento Burningman e si può partecipare al turismo nucleare andando alla ricerca dei luoghi della nascita della “bomba”.
In qualche modo, la grand epira dell'”uomo-che-brucia” esprime chiaramente una cosa ormai nota a tutti e cioè che “…the most famous product of the desert has been nothing less than the most destructive technology in the story of mankind”. Nello stesso momento del “we came in peace”.
Non dimenticando che il deserto americano è anche il luogo delle riserve dei nativi, che da tempo contrastano gli esperimenti nucleari nel sottosuolo del Nevada, a meno di cento miglia da Las Vegas.

Qui sotto una cartolina “d’epoca” da Las Vegas, quando il turismo nucleare era in presa diretta.