Archives for category: indiani americani

Sottotitolo: Burning Man e Atomic Girl.

Adoro le coincidenze.

Oggi 27 settembre ha inizio Burning Life (versione di Second Life di Burning Man, un interessante evento dove parteciperanno anche due amici (Solkide Auer e Shellina Winkler). Per vederlo si deve andare qui. In bocca al lupo.

Oggi 27 settembre leggo sull’ultimo numero di Internazionale un interessantissimo articolo sul turismo nucleare: Trinity site e Los Alamos (New Messico), i luoghi dell’esplosione e della produzione della prima bomba atomica.

Burning Man è un fenomeno temporaneo che ha molto a che vedere con la natura stessa di Second Life. E’ il prodotto di una istant city (Black Rock City) che si costruisce per manifestare “an act of spontaneus self-expression” che culmina con il rituale grande incendio della scultura Burning Man, una immensa scultura che si eleva in verticale sull’orizzonte desertico del Nevada.

Quello del turismo nucleare (per il nuclear trail si veda il Bureau of nuclear tourism) è un tema che da tempo seguo e per il quale ho raccolto molto materiale (libri, articoli, film, ecc. ) E’ anche uno dei motivi per cui questo blog si chiama “luoghisensibili”.
La storia della bomba e dei deserti va di pari passo e ci mostrano come i deserti sono il luogo del paradosso.
Ma lo sono anche una certa storia dell’arte: l’evento Burningman sopra descritto e i lavori degli artisti Robert Smithson (Spiral jetty) e Michel Heizer i quali hanno usato il deserto per pensare una nuova forma di arte: la land-art. E’ anche il luogo di Project Simnuke, e del progetto di Richard Misrach Bravo 20.

Non a caso tutti ambientati nel Nevada (o molto vicino).

Siamo abituati a pensare il deserto come il luogo dove il sublime si esprime attraverso il vuoto, dove la perfezione della natura incontaminata è pensata in una forma visiva originaria, incorporata in uno sguardo ancora vergine. Ma un viaggio attraverso il deserto ci mostra l’esatto contrario: nel deserto vi si nasconde e vi si espone di tutto. E’ un luogo allo stesso tempo idealizzato, eletto a luogo del sublime e luogo maltrattato, devastato, occultato.
Così si può partecipare ad un evento unico nel suo genere l’evento Burningman e si può partecipare al turismo nucleare andando alla ricerca dei luoghi della nascita della “bomba”.
In qualche modo, la grand epira dell'”uomo-che-brucia” esprime chiaramente una cosa ormai nota a tutti e cioè che “…the most famous product of the desert has been nothing less than the most destructive technology in the story of mankind”. Nello stesso momento del “we came in peace”.
Non dimenticando che il deserto americano è anche il luogo delle riserve dei nativi, che da tempo contrastano gli esperimenti nucleari nel sottosuolo del Nevada, a meno di cento miglia da Las Vegas.

Qui sotto una cartolina “d’epoca” da Las Vegas, quando il turismo nucleare era in presa diretta.

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E. S. Curtis, fotografia di indiano d’America in costume animale

Come dice Wikipedia, “Edward Sheriff Curtis (Whitewater, 16 febbraio 1868 – Los Angeles, 19 ottobre 1952) è stato un esploratore, etnologo e fotografo statunitense.”

“Edward S. Curtis, Ritratti frontali con sguardo in macchina, profili ieratici, sorrisi infantili appena accennati, scene di vita quotidiana, uomini mascherati, occhi neri come il carbone. Curtis passa dal volto di questi individui al contesto ambientale in cui vivono, denotando un’attenzione scientifica per la documentazione visiva di un popolo strettamente collegato alla natura e ai grandi spazi. Dai visi di questi uomini e di queste donne emerge una forza umana impressionante. Ogni ruga, ogni segno sembrano come scolpiti dal/nel tempo. L’equilibrio dei lineamenti, la fierezza dello sguardo, l’antica profondità espressiva di queste figure trasformano immagini fotografiche in icone di un mondo, ormai quasi totalmente scomparso, portatore di un patrimonio di tradizioni e usi di grandissima importanza.

L’iconografia tipica del cinema americano commerciale e la distorta (e insana) mitologia della civilizzazione imposta dall’uomo bianco, hanno generato nella produzione hollywoodiana innumerevoli film in cui l’indiano nativo americano era dipinto sotto una luce falsa ed errata che tendeva ad evidenziare presunte inverosimili attitudini violente e primitive. Si trattava in realtà del tentativo da parte della ricca società americana di dare forma e struttura, accettabile moralmente, ad un violento processo di colonizzazione di cui hanno fatto le spese proprio gli autoctoni del continente nord americano”.

http://www.ehow.com/how_2108655_become-a-furry.html

Locate your Furry community on the internet. In a major metropolitan area, you will be able to easilly find at least one community of other Furries to meet up with. If you are in a more suburban environment you will have no choice but to maintain contact with the wider Furry community on a strictly electronic basis. Fortunately there are annual Furfests and gatherings that attract your fellow Furries from all over the country! Surely you could go to one of these.
Step
2
After doing some research on the Furry community, determine what your Furry avatar will be or look like. Perhaps your Furry avatar will be an exension of your human appearance. Perhaps it will be that to which you aspire to become. But look within yourself in answering the question of what your avatar would be. What animal or being best encaspulates your hidden erotic self. Your potential?
Step
3
Draw your furry avatar. Give it a personality, again, either an extenion of your own or what you wish to be.
Step
4
Become your furry avatar. It’s time to turn your drawing into a fursuit. You can either create your own or have it custom made. Either way, this will force you to expend the resource of either time or money. Oftentimes: both.

For more information on fursuits, see the resources section!
Step
5
Live your Furry avatar. With your fursuit complete, you can now participate in Furry social gatherings as your true Self, finally interacting with others as what you really are.