Ogni realtà è in sé totale
Tutto nell’Universo è come l’Universo

M. Granet, il pensiero cinese,
Milano 1971

boringpostcard01.jpg

boring postcard from my desk © fabio fornasari

boring-postacard02.jpg

Boring postcard from my desk © fabio fornasari

Nel post precedente ho accennato ad un lavoro che sto facendo nel cantiere del mio avatar. Parlavo di rappresentare una architettura che contenesse tutti e tre gli elementi del pianeta: regno animale, vegetale e minerale. In oriente, questo tipo di costruzione e semplificazione della realtà esiste da secoli. Una negazione dell’architettura in realtà per una esaltazione di un visione del mondo.

Mondi in miniatura, giardini in miniatura: sono piccole vasche che contengono l’immagine del mondo, del macrocosmo. Cina, Vietnam e Giappone li tenevano (li tengono tuttora) dentro i templi e nelle case. Quello che viene rappresentato è un mondo chiuso, intimo e personale che è un rifugio per l’uomo e una garanzia per la sua integrità fisica e psichica. La riduzione della natura ad artificio, in queste miniature di mondo, rendono la natura più vera della natura stessa. L’uomo può migliorare, grazie all’arte, un prodotto della natura.

Osservare questi giardini cinesi in miniatura può essere utile per alcune implicazioni: ci mostrano possibili modi di vedere il macrocosmo che viviamo e possono essere letti come metafore anche dei mondi cosidetti “virtuali”: il mondo digitale, i mondi metaforici, ecc.
Ogni “sim” creata nel digitale contiene gli stessi elementi e le stesse implicazioni (folosofiche-sociologiche) dei giardini in miniatura corientali (le sim sono in più abitate da avatar, che portano la vita inside, in world. Nelle “vasche cinesi cisono i pesci rossi. Il punto d’osservazione cambia).

Vi sono due tendenze nel “rapresentare un microcosmo”: la prima riguarda la propensione a ricostruire l’habitat naturale. La seconda, al contrario, mira a creare forme insolite, bizzarre e nuove. Sono le due tendenze individuate per i microgiardini o giardini in vasca. Ma valgono anche per Second Life ad esempio. Leggere il volume di Rolf A Stein sui giardini in miniatura, da questo punto di vista diventa interessante. (Rolf A. Stein, Il Mondo in piccolo, Giardini miniatura e abitazioni nel pensiero religioso dell’Estremo Oriente, Il saggiatore 1987). E’ un bellissimo volume che raccoglie un lavoro di cinquanta anni di produzione intellettuale dello studioso allievo di Marcel Granet, lo studioso e scopritore per eccellenza della cultura cinese.

Fare mondi
Anche in questo caso ne ho fatto uno (Do It), dopo avere compiuto un breve viaggio in Alto Adige due anni fa. Nel suo piccolo, fare un giardino in miniatura, è come ricostruire una memoria di viaggio, un souvenir a posteriori. Ogni figura esercita un ruolo, è un plot per cogliere il senso del giardino stesso. Nulla è lasciato al caso. Le figure umane non sono lì per farci “ridere” ma per farci sentire immersi in quel microcosmo, Dopo averci passato “un giorno intero” in Alto Adige l’ho materializzato sulla mia scrivania in quesat forma di “giardino”; curarlo e mantenerlo è legato alla dimensione viva del “ricordo” di viaggio che si mantiene vivo in noi e ci spinge, fatto uno, a compiere un nuovo viaggio.

Advertisement