Oggi Laura inizia il suo corso sul viaggio. Un pensiero a lei.
A tal proposito mi viene da chiedermi se esisterà mai un mal di Second Life analogo al mal d’Africa. Si formeranno delle forme di “nostalgia” verso i mondi virtuali che non siano solo frutto di vertigine compulsiva ma una vera nostalgia per quel determinato luogo, nel senso di luogo antropologico? I luoghi sono importanti, sensibili, loro e rendono sensibili noi. I luoghi contano, ma sempre in quanto luoghi abitati, fatti dal flusso continuo degli uomini, dai gesti. Specie se sono luoghi virtuali. È l’umano che mi interessa. Sebbene gli incontri non siano sempre piacevoli, possono essere anche ostici, metterti in posizione difficile, creare shock culturali. Girando per le land si incontra gente di ogni parte del mondo.
World Map di Second Life
Ma sono poi così differenti i luoghi che si incrociano? Anche Second Life, non è luogo globalizzato? (In fin dei conti ci è nato dentro).
Il pensiero centrale è come devono e possono presentarsi (rappresentarsi e promuoversi) i territori reali al suo interno. E’ un problema legato alla nuova dimensione geografica (la neogeografia) che ormai essendosi spostata sul tema dei contenuti non solo si è virtualizzata ma ha messo indiscussione il valore geometrico sostituendolo con il discorso georefenziale.
A proposito di modelli geometrici per raccontare la geografia, e guardare la mappa che mostra il mondo Linden: il mondo in SL è piatto. Second Life non è Second World. Non è una palla. Non è una Seconda palla. (Ma non è nemmeno la Flatlandia di Abbot). Assomiglia al mondo per-colombiano.
Saranno finiti i bordi o crescerà senza limiti come le città Sim? Ho navigato talvolta senza l’uso del Search, solo in punta di mouse e “clic” sulla Map.
World Map di Second Life
Ma non ho ancora sperimentato i bordi. Solo l’inland di Second Life. Come capita nel mondo reale, alcuni non ti danno il permesso di ingresso, la Visa. Altre volte ti invitano ad uscire entro 15 secondi.
Non ha alcuna relazione geometrico spaziale con il mondo reale, ma ne imita alcune forme di governo e di aspetto. Alla lontana mi ricorda un poco l’isola su Solaris, di Tarkovskijana memoria.
Il film era un incrocio di pensieri sulla scienza e sulla natura dell’uomo che si esprime con la capacità creativa (artistica e non solo). Nel film rivendica il valore dell’arte contro la fede assoluta della scienza: attraverso la crazione artistica l’uomo si appropria della realtà attraverso un’esperienza soggettiva. Mi sembra che come definizione finale possa essere perfetta: sono gli abitanti, con i loro progetti a dar forma ai contenuti delle Land. A fare materializzare il loro proprio pensiero in SL. Dopotutto ogni avatar si porta dietro comunque un pezzo del suo proprio mondo e tende a manifestarlo intorno a se dando forma ai desideri.
Andrei Tarkovskij, Solaris, Mosfilm (1972)
Grazie per il pensiero.
Intanto, vediamo, non so se in SL si ritroverà l’idea del luogo antropologico. Sarei portata a dire di no solo per la natura tutta comunicazionale di SL. Però è anche vero che nelle interviste realizzate per Lucania Lab ci siamo (Joannes, Tilde e Liu) sentiti dire che certe land, quelle scelte ad esempio dagli intervistati per parlarne con noi, sono luoghi su cui investire emotivamente e verso cui tornare (in visita).
E poi il valore dell’arte. Come no? Immaginario e arte come ambiti del possibile e del possibile altrimenti. Arte che rende oggettiva la vita soggettiva (Luhmann docet).