Il mondo senza la mappa è un interessantissimo volume di Federico Ferretti. Espone il pensiero di un geografo (e dell’ambiente geografico anarchico intorno a lui) che gìà mi è capitato di citare: Elisée Reclus.
Il libro in questione, infatti, tratta di una geografia anarchica che in tutto il corso dell’ottocento va delinenadosi a fianco della geografia più accademica. Se si leggono gli scritti di Reclus si scopre come il suo modo di leggere il mondo è molto attuale: parla di “rete, movimento, metissage, geografia sociale, globalità e unità del mondo, comparativismo, spessore del mondo, educazione, giustizia”. Questo riporta il libro di Ferretti.
Ho preso in mano questo libro oggi per due motivi: il primo è il post di ieri che parlava della geografia in SL. L’assenza di un Globo e quindi di una misura di unità è già cosa in qualche modo “anarchica”. In analogia con il pensiero di Reclus “…questo mondo senza carte è un mondo che si fa vedere in tutto il suo spessore, in opposizione all’approccio dell’estensione… spessore delle relazioni invisibili ma essenziali fra gli uomini e gli ambienti fisici…”. Inoltre la conoscenza dei territori che “… deve costruirsi sul duplice movimento sincronico del corpo e dello spirito“… camminare, spostarsi fisicamente nelle land per poterle conoscere. Se ne parlerà ancora.
le nuvolette degli avatar e la serata ai Parioli
Il secondo motivo è la serata di compleanno ai Parioli diretta da Frank Koolhaas aka Mario Gerosa. Invitati a parlare erano autori dei mondi metaforici. Junikiro Jun aka Giuseppe Granieri, Bruno Echegaray, Marco Monroy aka Marco Cadioli, Isaia Carter avatar collettivo di Cristiano de Majo e Francesco Longo, Bitser Scarfiotti aka Gianluca Nicoletti.
A parte la modalità troppo “televisiva” e tutta al maschile, la serata è stata interessante perchè mostrava esempi diversi di immersione nel mondo metaforico per eccellenza, Second Life: i tre reportage presentati sono tre possibili finestre su questa seconda vita tutte condivisibili come approccio. Ma la cosa che mi interessa è questa: per conoscere SL non solo è necessario starci dentro; ci si deve camminare dentro, ci si deve muovere dentro e mettere in gioco le nostre emozioni e le nostre percezioni alla luce delle nostre conoscenze. E qui il richiamo alla geografia di Elisée Reclus è diretto.
Bitser – Nicoletti ha inoltre posto il problema della nostalgia (parola subito condivisa con Roberta Greenfield) che mi riporta alla mia domanda del post di ieri se considerare Second Life solo luogo di comunicazione o più in generale un luogo con tutti i suoi significati propri di luogo antropologico. Tra gli interventi a sorpresa dal pubblico ho apprezzato Eliver, che con competenza ha raccontato la sua esperienza di lettura collettiva del romanzo Snow Crash (l’origine dell’immaginario di Second Life).
Che dire… ogni volta che sento parlare di SL provo insieme una sorta di interesse e un forte fastidio.
Comincio a pensare che SL sia una sorta di ambiente protetto, così come un’occasione (non per tutti, ovviamente) di liberarci di frustrazioni che la vita off-line ci riserva (lo diceva Sherry Turkle molti anni fa a proposito di comunità virtuali, e io credo che sia ancora attuale).
Non argomento meglio, vista la mia ignoranza in materia. Mi chiedo solo: SL si riempirà mai di spazzatura?
Scusa il commento semi-scherzoso e sicuramente superficiale… ma a qualcuno lo devo pur dire che SL continua a sembrarmi una grande bufala della comunicazione!
Giulia, come tutte le cose dipende da chi guarda e come. SL io non lo vedo, come altri, solo un ambiente di comunicazione. Credo che sia un vero posto dove si costruiscono relazioni. E’ forse una possibilità in più. L’irritazione che provi tu l’ho provata anche io all’inizio quando ci sono entrato le prime volte. Ma credo che scriverò un altro post dove articolare meglio il mio pensiero su SL.
[…] il mondo senza la mappa. Elisée Reclus e i reportage in second life […]
Bè se non altro, Giulia, il post di Fabio mi sembra un modo per osservare SL in un modo che aiuta a capire perchè siamo di fronte, e alcuni di noi anche dentro, a qualcosa che non è soltanto una bufala della comunicazione. Non trovi?
@ Fabio: lo so, capisco anche è sbagliato parlare quando non si conosce. Se non altro, i tuoi post dimostrano che, anche da SL, le occasioni di osservazione e auto-osservazione dei meccanismi di costruzione della realtà possono portare a riflessioni interessanti… mi dovrei alfabetizzare…?
@ Laura: si, certo. Ma il fastidio rimane. Forse, come dico sopra, dovrei superare le mie resistenze e la mia pigrizia tecologica e cimentarmi in questo ambiente!
[…] e apprezzati da geografi come Alexander von Humboldt e Elysée Reclus (del quale già si è parlato qui e qui) essi si configurano come utili strumenti per l’apprendimento della geografia poiché […]