Senza troppe parole.
Uno dei massimi piaceri che si possono provare alle mostre è vedere come le opere si amalgamo nella vita delle persone. Se la nostra cultura è visiva, nei musei lo è ancora di più. Musei immersivi e inclusivi del corpo attivato verso la comprensione dei temi sono pochi. Normalmente, come in questi casi, i musei ci portano sulla soglia delle opere per poterle guardare. La cornice è la prima soglia, visibile, Ma al di fuori della cornice la vera corporeità si manifesta in pantomime interessantissime da guardare. Allora opere e corpi vivono nell’insieme una nuova “vita” in questo sguardo. Anche in questo caso il museo diventa “site specific” per produrre arte che dialoga con il contemporaneo.
guardare gli altri che guardano… Kaspar David Friedrich, estate 2006 © Fabio Fornasari
guardare gli altri che guardano… il Pergamon (tenendo in mente Thomas Struth), estate 2006 © Fabio Fornasari
guardare gli altri che guardano… il Pergamon (tenendo in mente Thomas Struth), estate 2006 © Fabio Fornasari
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Se non ricordo male una mostra (a Modena?) è stata dedicata proprio agli spettatori dell’arte contemporanea. Nella copertina del catalogo deve esserci il ritratto di Sordi – di cui va vista l’espressione! – visto attraverso gli spazi vuoti di una scultura. Il punto è che qui: guardare gli altri che guardano è un tipo di operazione (sempre di osservazione di secondo ordine si tratta). Là, in SL, c’è anche dell’altro credo. O no?