Desidero rispondere in modo molto breve a quanti continuano a criticare second life dall’esterno. Al di là di un discorso puramente statistico quello che conta è il progetto che ognuno di noi ha pensato al suo interno.
Mi allaccio a quanti già hanno scritto sul tema (Più Blog-Stex Auer, Roberta Greenfield, Specchi e altri che hanno commentato i vari post).
E’ un problema di contenuti e non di numeri. Di valori. E qui – solo per chi non sa – ricordo l’impegno di tanti che come me stanno lavorando a tematiche museali (Museo del Metaverso. Museo delle Mondine), progettuali legate allo sviluppo del territorio (Lucania Lab, Progetto Kublai), all’architettura (Temperatura 2.0, Uqbar), alla letteratura (Parola di donna, Romanzo collettivo, Ubik) e l’arte in genere e allo studio delle culture partecipative e dei social network (UnAcademy, Post Utopia, la rivista inworld 2LItalia e l’edizione in Second Life della Festa dell’Unità). Per tacere della mostra Rinascimento Virtuale che verrà inaugurata a Firenze, al museo di Etnografia Mantegazza in ottobre, sui contenuti di SL e sugli aspetti dell’abitare il digitale.
Non per esagerare ma per usare una metafora: Second Life, come per i fiori del male di Baudelaire è un viaggio immaginario che ognuno di noi sta compiendo in una dimensione che, per chi la guarda dall’esterno, la vede come un “inferno” ma che poi è la vita. Come per i fiori del male, l’avatar (il poeta) è maledetto dalla società per la sua capacità di elevarsi all’interno di questa nuova realtà, metaforica o virtuale o digitale che dir si voglia.
Quei fiori sono bellissimi …
Quoto, quoto. E ti ringrazio xché ci ricordi che SL non è solo business ma soprattutto anima.
E’ vero: l’anima! Non se ne parla fuori perché non si riesce a percepirla. Non se ne parla dentro perché ne abbiamo piena consapevolezza e possiamo “toccarla”.
Ti ringrazio Asian per aver dettagliato e linkato una serie di progetti che non ho potuto inserire nel post per questioni di lunghezza. Inoltre avrei rischiato di escluderne altri.
Penso che questa risposta collettiva da più punti (di vista) della rete possa diventare un .pdf da mettere a disposizione per la stampa tutta. Chissà che magari la prossima volta non riescano a documentarsi un po’ più dettagliatamente 🙂
[…] degli Avatar sulla Stampa di ieri ha suscitato molte risposte, anche indignate (vedi qui, qui e qui e anche qui, e con questi ultimi mi trovo molto […]
comunicazione contro interazione. media art culture trans_formation ?
http://arcorosca.blogspot.com/2008/09/gi-in-queste-pagine-abbiamo-detto-che.html>
http://uqbar-mediaartculture.ning.com/profiles/blog/show?id=2240518%3ABlogPost%3A1481
Peccato che da fuori si guardi soltanto al dato statistica in funzione del mercato, senza che ci si accorga del valore di un fenomeno che va ben al di là del business. Sono certa che se second Life sta cambiando, anche il mercato è in procinto di cambiamenti. L’incontro fra Second Life e mercato dovrà avvenire su altri presupposti che non quelli fin qui visti in SL.
Morti a chi??? 😦
http://www.eliver.it/2008/09/03/morti-a-chi/
[…] Noi avatar, i fiori del male […]
Vorrei segnalare anche il mio progetto, che indaga le potenzialità di sfruttare ambienti 3D per il telelavoro.
Le slide sono qui http://www.slideshare.net/gueste1b21a/muve-e-telelavoro
Questo studio fa parte del Progetto Argon di IKS e Intesa Sanpaolo: trovate tutti i progetti svolti dai partecipanti qui http://www.argoncommunity.net/modules/contents/getfile.php?pid=9
morti a chi?
scusa… non ho capito. c’è gente che parla male di SL? io ne parlavo ancor prima che esistesse. volevo capire di più. e questi già la criticano? e perché? sono talmente morti da temere il soffio di luce che su diagonali all’alba solleve quanti polverosi di psigitali bianchi?
psigitale significa quando scrivo una poesia in digitale! cioè è il flusso desiderante analogico organico che incontre il flusso elettrico. comunque tranquillo, il metaverso me lo sto figurando ma il mio pc maledetto non so perché ma non me lo carica. cosa devo fare? ho bisogno di incontrare i miei personaggi elettrici. la scrittura bidimensionale mi sfianca.