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La cultura giapponese è cosa altra dalla nostra. Un errore che si commette spesso è quello di guardare gli altri all’interno del proprio pensiero e non riuscire a cogliere così, nella giusta dimensione, le differenze. La cultura degli anime ci è ora più vicina per frequentazione.
Ogni prodotto è figlio della cultura che l’ha generato. Ma spesso gli sguardi da una cultura ad un’altra, all’interno delle proprie pre-comprensioni, dei propri pre-giudizi, producono strane ibridazioni.
Forse, chi ha pensato a Gundam conosceva Boccioni e la sua opera? Forme uniche nella continuità dello spazio è una scultura di Boccioni del 1913 e risponde totalmente all’estetica del futurismo. Boccioni mette in scena l’uomo macchina, il “samurai” occidentale pronto alla grande sfida della “…guerra sola igiene del mondo”. Sono due pensieri e due rappresentazoni diverse dell’eroe guerriero, del mito dell’uomo macchina. Diversi sono i contesti culturali e temporali. In Boccioni c’è la fiducia verso una guerra che, ironia della sorte, se lo porterà via; Gundam nasce dopo che sono finite tutte le guerre del secolo nel quale la guerra diventa totale. Gundam mette in scena la tragedia della guerra; in Gundam “non esiste alcuna idealizzazione della guerra: essa non esalta gli animi, non è occasione per dimostrare valore, non è nemmeno mossa da un ideale, da uno scopo finale; si è persa l’epicità dei primi anime ispirati alle guerre galattiche dei robot-samurai…”*.

 

*Marcello Ghilardi; Cuore e acciaio, Estetica dell’animazione Giapponese; Esedra, Padova 2003

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Altro pensiero recuperato da qualche lettura e rimbalzato nel sottosuolo del mio notebook.
Le voci contro il digitale oppongono la natura contro la realtà virtuale/metaforica ma a ben guardare uscendo di casa dopo le immersioni in second life cosa resta di quella natura? Questo per chi come me vive le città e ha esperienza urbana e metropolitana quotidiana.
Nella dimensione urbana la relazione con lo spazio è di tipo mnemonico: la spazialità è esperita in una dimensione di esperienza vissuta e di ricordo e raramente di scoperta (a aparte quando si è in viaggio in città altre, ma anche in questo caso scattano sempre i paragoni con quanto già si è visto)
Dentro second life e gli universi digitali, mi interessa quel paesaggio animato che sono le persone in cui il senso di paesaggio diventa molto esplicito: un paesaggio umano che abita con tutta la sua emotività e presenza lo spazio. Il paesaggio, ricordiamolo, è un oggetto culturale e non un oggetto fisico e non va confuso con l’ambiente naturale o reale. “Appartiene all’ordine dell’immagine sia essa mentale, verbale, inscritta in una tela o realizzata sul territorio…” digitale.
(citazione da: Jean-Marie Besse; Vedere la Terra, Sei saggi sul paesaggio e la geografia, a cura di Piero Zanini; Bruno Mondadori, Milano 2008)

Vedi anche:
27 8 08
25 8 08
26 8 08

testo accessibile: “In scena: ogni artefatto digitale ha un suo ruolo in una sceneggiatura aperta che attende il nostro contributo”.


verifica 003. modello. Temporaneamente a Post Utopia, cantiere Lednev (Universo di Second Life)

vedi anche:
25 8 08

immagine ritrovata
testo accessibile: In viaggio. Ogni realtà è in se totale. Tutto nell’Universo è come l’Universo. M.Granet, il pensiero cinese, Milano 1971

C’e’ come un senso di ignoranza in ciò che si fa. Mettere in ordine le proprie cose sottolinea la dimenticanza e in modo brusco richiama ciò che si sapeva già.
Questa è la prima pagina di un calendario di “fine anno”. Come ai tempi delle scuole tutto ricomincia da settembre. Così sto passando questi ultimi giorni a sistemare le mie “memorie”, un sottosuolo ricco di cose dimenticate che ora verranno rimesse a posto.