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kosmoce


Parte della “bibliosfera” da me collezionata sull’argomento “Luna rossa” (esplorazione dello spazio da parte della C.C.C.P.)


Prologo: Luoghi sensibili non è ne un satellite artificiale, non è una cometa artificiale e nemmeno una pianeta artificiale ma semplicemente la mia “navicella” che mi ha permesso di approdare un anno fa, il 3 gennaio 2008, sulla blogosfera.

Il 3 gennaio del 1959 il missile Lunik 1 era in viaggio verso la Luna. Come una cometa artificiale era visibile ad occhio nudo: una piccola stella in movimento verso la Luna.
L’ho già scritto: la conquista del cosmo, il suo periodo, è affascinante non come storia della scienza ma per tutto un apparato di discorsi tessuti intorno agli eventi. In questo caso, la storia del Lunik 1, ricorda l’alchimia.
Come fu possibile osservare ad occhio nudo il “Kosmice Rakete” quasi fosse una cometa?

“E’ molto difficile osservare corpi di luminosità così debole. Inoltre, bisogna considerare che il missile cosmico doveva essere osservato su uno sfondo celeste…” (…) … è stato dunque necessario elaborare un metodo che aumentasse di molte volte la luminosità del missile cosmico, sia pure per un periodo relativamente breve. La natura stessa ha suggerito l’idea… le comete” (…) Quale è la causa delle luminisità delle comete? La cometa è abbastanza ricca di rocce fredde e pulviscolo: Quando la cometa è abbasatanza vicina al sole, le rocce e il pulviscolo si riscaldano fortemente. cominciando ad emettere vari gas. Alcuni gas hanno la capacità di decomporre molto intensamente la luce solare nelle singole linee e fasce dello spettro…” (…) “Qual’è la causa del fenomeno? … Quando arriva una radiazione che ha la stessa lunghezza d’onda dell’atomo e della molecola del gas, gli elettroni subiscono una scossa. Ogni atomo comincia così a emettere in tutte le direzioni onde elettromagnetiche della stessa lunghezza d’onda” (…) “Ne consegue che se un missile cosmico emette anche una piccola quantità di vapori di una sostanza idonea, si forma una nube, che può essere facilmente osservata”*.

La storia del lancio non finì benissimo ma la retorica del periodo risolse la questione brillantemente. Causa ne fu la troppa velocità del vettore che portò il satellite artificiale, destinato a circolare intorno alla Luna, nell’orbita del Sole. “All’incirca il 7-8 gennaio il missile cosmico sovietico ha assunto una sua orbita indipendente attorno al sole, divenendone satellite, trasformandosi così nel primo pianeta artificiale del sistema solare”.

*da: La cometa artificiale, in “L’U.R.S.S. e lo spazio, scritti e documenti ufficiali sovietici, Volume 5 della collana “Oggi nel mondo”, Lerici editori. 1960

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The begininnigs of EVA (extra-vehicular activity): opening the door.

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Non so se deve essere sempre così ma sembra che per ogni “prima volta”, nella fotografia, si debba avere sempre un visione disturbata, incerta. Lo avevo mostrato già qui.

Il 18 marzo del 1965, quarantatre anni fa, il cosmonauta russo Aleksey Leonov lasciò la navicella spaziale per fare la prima passeggiata umana nel cosmo. L’immagine d’apertura è la prima foto conosciuta (in occidente) di un cosmonauta che cammina nello spazio e che poi è stata pubblicata in una rivista americana del 1976 riprodotta qui sotto.

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Space world, The magazine of space news, Febbraio 1976. Vol. M-2-146
(foto di copertina dell’agenzia spaziale sovietica TASS-APN)

La rivista apre con una titolo davvero d’effetto e preciso nell’esporre un’idea chiara: the begininnigs of EVA, opening the door (trad.:l’inizio delle attività extra-veicolari: aprire la porta).
Per 4 anni cosmonauti e astronauti hanno attraversato il cielo continuando a “cadere” (il volo nello spazio è una lenta caduta) verso il rientro programmato. Uscendo verso l’esterno (compiendo l’eva: extraveihicular activity) per la prima volta si sono fermati, hanno segnato il passo. Hanno fatto il “picinic (solitario) lungo il ciglio della strada” (magari pensando ad Arkadij e Boris Trugaqrskij di Stalker). E’ vero che l’ambiente terrestre è sempre presente, protetto dentro le tute collegate alla cabina, ma la stessa tuta non è più sulla Vostok; è messa lì sul ciglio della strada assiem al cosmonauta. La foto pubblicata più sopra sembra lo scatto preso dallo specchietto retrovisore (in realtà è lo scatto fatto ad un monitor).
Nello stesso articolo dove viene pubblicata la foto di Leonov, compare anche la foto del primo astronauta americano. la mostro qui sotto:

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La foto è di tre mesi dopo (sembra passato molto più tempo però). Come recita la rivista, per tutte le immagini riprodotte qui sopra: Photos courtesy of Nasa.

Un’altra foto:

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Questa è nuovamente una “prima immagine” pubblicata questa volta nel mondo sovietico; tratta da K Zvedzam (trad.it.:verso le stelle) un libro non troppo interessante dal punto di vista del viaggio nel Cosmo ma mostra bene il lavoro collettivo a terra. Del 1986 pubblicato da Izdatelstvo “Planeta” Moscva 1986 (trad.it.: Pubblicazioni Planeta, Mosca, 1986)

Di questi due eventi oggi si possono trovare molte immagini anche di qualità sul web. Tra le altre queste due miniature molto nitide. A differenza della altre non lasciano molto spazio a fantasie o a racconti. Forse è questo il motivo per cui lanciano le “prime immagini” se ne trattiene l’immagine chiara in cambio della visione?

Ed white, Nasa in basso a sinistra; Aleksey Leonov, Agenzia Spaziale Sovietica, in basso a destra

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autoritratto con collettivo di cosmonauti (pionieri). Anno 1964. © Fabio Fornasari

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autoritratto con collettivo di cosmonauti (professionisti). Anno 1974. © Fabio Fornasari

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autoritratto con collettivo di cosmonauti (in pensione). Anno 2004. © Fabio Fornasari

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IL COSMO IN UNA SCATOLA DI BISCOTTI
Nella notte tra il 3 e il 4 gennaio del 1958 termina il suo volo lo Sputnik che, in una caduta ellittica durata 92 giorni, si disintegra all’impatto con l’atmosfera.
Il cosmo, solo immaginato fino ad allora come luogo della mente (dai miti più lontani – Bellerofonte, Icaro ecc…- alle storie di Jules Verne visualizzate da Méliès e studiate scientificamente da Kostantin E.Tsiolkovsky), diventa un luogo reale, antropologico.
Durante la sua breve esperienza nel cosmo, lo Sputnik inviava a terra semplici segnali sulla temperatura del cosmo. Non è stato solo il nostro compagno di viaggio, traduzione letterale della parola Sputnik, ma è stato il primo apparecchio sensoriale che si staccava dalla terra, la prima protesi dell’intero pianeta che cominciava non solo a guardare ma a “sentire” il cosmo. L’astronomia lascia il posto alla cosmonautica.

Volete costruirvi il vostro Sputnik? Facile come bere un bicchier d’acqua, anzi, come mangiare un biscotto. Vediamo come.
Lo Sputnik, era una sfera di alluminio di 58 cm di diametro con quattro antenne lunghe 2 metri e mezzo. Al suo interno conteneva cose che oggi possiamo tranquillamente avere anche in casa: una batteria, un termometro d’ambiente a mercurio, un termostato e un barostato (dispositivo per il controllo della pressione analogo a quello delle caldaie domestiche), una piccola ventola di raffreddamento attivata dal termostato e infine un trasmettitore simile ad un router wireless. Tutto questo oggi potrebbe stare in una scatola di biscotti.
Per saperne di più guardate qui.

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Le immagini sono tratte da: Michail Vasiljev, Puteshestvie i kosmos, Izdatelstvo Sovietika Rossia, Mosca 1958.
(244 pagine, illustrato b/n, con 10 tavole a colori fuori testo)